23 agosto 2008, giro per il lago di Campotosto, AQ
Inviato: lun ago 25, 2008 7:30 pm
Ero un po’ impigrito, sabato mattina, era da qualche giorno che volevo andare a rivedere questo lago, ma i 180 km per 2 un po’ mi spaventavano.
Mi sono alzato, lavato, ho fatto colazione, poi mi sono detto vai, ho messo nello zainetto un cambio completo, accessori vari, una felpa in più, e sono partito.
Alle 10.50 esco, faccio il pieno di blusuper, aggiungo l’additivo e mi incammino (si fa per dire, in realtà mi inruoto) verso la Salaria (SS4), ma non tramite il GRA, il grande raccordo anulare che nelle ore di punta si trasforma nel “gran parcheggio anulareâ€, ma preferisco fare il centro, a velocità più bassa ma percorrendo meno chilometri.
Faccio la Salaria, ci sono parecchi altri motociclisti, tutti con 4 cilindri sportive, ma anche loro non vanno poi così forte. C’è da dire che la Salaria, specie nel tratto che va da Roma a Passo Corese, circa una trentina di km, è abbastanza pericolosa: stretta, disseminata di alberi lungo i bordi, attraversa numerosi centri abitati. Tra l’altro nel 1969 io e mia madre ce la siamo cavata per poco, in un frontale netto con un grosso albero a bordo di una Fiat 500…
Ad un certo punto vedo un cartello che mi avvisa che proprio quel giorno a Scandriglia, primo comune del reatino subito dopo Nerola che è l’ultimo di Roma, c’è la “sagra delle sagneâ€: Scandriglia è il paese natìo dei miei, luogo da me non molto amato, e dal quale ci siamo allontanati tutti in famiglia, dopo che mio padre nel 1982 è morto, ed abbiamo venduto la casa e un terreno.
Ma due parole sulle “sagne†vanno dette: è una pasta all’uovo in un formato particolare, potremmo definirlo una tagliatella molto stretta oppure uno spaghetto alla chitarra molto sottile, condito con un sugo di carne che sta lì a sobbollire per ore e ore nel grandi caldai in piazza, mentre gli uomini stanno alle griglie a preparar bruschette e a mescer vino. E’ molto piacevole guardare queste donne dai bicipiti in salute impastare quantità industriali di pasta all’uovo, stenderla, tagliarla con la maestria di un chirurgo, pilotando il coltello nello spessore della “sagna†con un impercettibile movimento delle dita, lasciando le “sagne†a riposare all’aria prima di buttarle nell’acqua, che bolle nei pentoloni a vista nella piazza.
Di solito la pasta viene servita negli “scifiâ€, vassoietti di legno come quelli che si usano a volte per la polenta.
Inutile dire che le rare porzioni che riescono ad entrare intonse nelle case il giorno dopo daranno il meglio di sé “rincrostinateâ€, cioè ripassate in padella con olio a fuoco vivace e senza mescolarle troppo, in modo da ottenere quella lieve bruciatura che darà nuova vita ad un piatto veramente piacevole…
Due parole su Nerola: negli anni fra il 1944 ed il 1947 tal Ernesto Picchioni uccise a sprangate e sotterrò nel giardino del suo casolare isolato almeno due persone, per derubarle delle biciclette. Ciò gli valse l’appellativo di “Mostro di Nerolaâ€: la casa è ancora possibile vederla, lungo la Salaria Vecchia, oramai quasi del tutto rimangiata dalla vegetazione. Anche se oggi una storia del genere non ci colpisce più di tanto per allora fu una cosa molto forte.
Prima di arrivare a Rieti bisogna seguire Rieti Est ed io, non avendo capito bene la strada, al km 100 sono uscito per Cittaducale, ma subito dopo mi ritrovo ancora sulla SS4, è la Salaria che debbo continuare a seguire, è facile.
Alzo gli occhi e sopra me c’è il monte con la parola “DUX†scritta con gli alberi, insomma sembra proprio che qualcosa tenda a rimanere, anche delle pagine meno condivise della nostra storia, ma forse ha un senso così, ed è questione di pareri e non mi dilungherò oltre, ecco le foto:
Passo ad Antrodoco
,
poi passo accanto a Sigillo
e mi fermo a fare un paio di scatti anche nella zona di Cittareale
.
In prossimità del lago Scandarello (anch’esso molto carino e suggestivo) esco per Amatrice (al km 132 della SS4), imboccando la SS260,
ed ecco due foto del lago Scandarello:
.
Altra digressione culinaria: Amatrice è la patria degli spaghetti all’amatriciana, che va detto una volta per tutte non ammettono nella forma originale né aglio né cipolla. Non ne hanno bisogno, né dell’acutezza del primo né della dolcezza della seconda. C’è da dire che all’origine la vera amatriciana era quella che qui a Roma chiamiamo “alla griciaâ€: pasta condita con soffritto di guanciale in olio extravergine, SENZA pomodoro, e aggiunta di pecorino grattugiato e (per chi apprezza) peperoncino.
Più comunemente oggi l’amatriciana è fatta così: soffritto di guanciale, ottima salsa di pomodoro, peperoncino, e generosa spruzzata di pecorino grattugiato. Purtroppo a Roma molti credono di far bene aggiungendo al soffritto la cipolla, che da alla pasta quell’aroma dolciastro che personalmente trovo volgare. Se è per questo molti credono che “all’amatriciana†si scriva “alla matricianaâ€â€¦ all’ignoranza non c’è mai fondo.
Amatrice si attraversa passando per il “corsoâ€, in salita, ed alla fine di questo, sempre continuando diritto, si imbocca la “SS577 del Lago di Campotostoâ€, la mia meta. Ecco un paio di foto dei monti fuori Amatrice
.
Debbo dire che il lago mi appare subito ben più rigoglioso di vegetazione di quanto ricordassi, avevo credo una decina di anni quando mio padre mi ci portava a pescare, e forse era anche inverno. Forse anche meno misterioso di allora, ma si sa che il mistero non è compagno fedele degli anni che passano, e questo è sia un pregio che un difetto, no?
Come era inverno di certo una volta che mi portò a pescare sul fiume Velino, sempre in zona Rieti, ricordo le acque gelate ed impressionanti, forse anche a causa della levataccia che ci portava fuori col buio pesto, tutti imbacuccati ed insonnoliti. Mentre stavolta, nel pieno dell’estate il fiume si è ridotto ad un rivoletto largo forse mezzo metro…
Tutto intorno al lago molti bagnanti, anche se non tanti da far assomigliare il lago ad una delle spiagge affollate in agosto, che rifuggo per principio.
La SS577 fa tutto il giro del lago, e percorrendola in senso orario bisogna fare attenzione all’ultimo tratto che riporta alla diga: è sporca di brecciolino, credo perché meno percorsa.
Ecco le foto del lago di Campotosto:
.
Queste sono della diga:
Attorno alle 13,45 mi sono fermato a mangiare all’Osteria del Pescatore, non lontano dal centro di Campotosto paese, ottima: tonnarelli all’amatriciana (vedi foto...), ottimi (e finalmente ben cotti) arrosticini di ovino, contorno di patate e verdura ripassate, un quarto di buon vino rosso, una minerale, caffè, il tutto a meno di venti euro.
Unica pecca il servizio lento, a causa di una cucina non dimensionata per i giorni di festa, ma l’attesa, in termini di “slowfood&slowbikerâ€, sa avere i suoi pregi. Avrei scelto se possibile pasta con il coregone, pesce di lago abbastanza saporito e tipico di questi laghi, ma c’era solo da fare alla griglia. E poi come si fa a non mangiare una buona amatriciana nella zona di Amatrice?
Verso le 16.00 me ne sono tornato verso casa, con lentezza, per guardare ciò che c’era da guardare, rinunciando a salire sul Terminillo per evitare di salire in quota al tramonto.
Ecco un paio di foto, nella prima i monti sembravano fatti con la carta che si usa nei presepi...:
Sono anche passato per Scandriglia (RI), ecco una foto:
.
Ed in questa ecco toccati i 30.000 km della mia 600R, proprio a Scandriglia:
Sono arrivato a casa alle 20,30 circa, stanco, ma contento di questi 397 chilometri…
Mi sono alzato, lavato, ho fatto colazione, poi mi sono detto vai, ho messo nello zainetto un cambio completo, accessori vari, una felpa in più, e sono partito.
Alle 10.50 esco, faccio il pieno di blusuper, aggiungo l’additivo e mi incammino (si fa per dire, in realtà mi inruoto) verso la Salaria (SS4), ma non tramite il GRA, il grande raccordo anulare che nelle ore di punta si trasforma nel “gran parcheggio anulareâ€, ma preferisco fare il centro, a velocità più bassa ma percorrendo meno chilometri.
Faccio la Salaria, ci sono parecchi altri motociclisti, tutti con 4 cilindri sportive, ma anche loro non vanno poi così forte. C’è da dire che la Salaria, specie nel tratto che va da Roma a Passo Corese, circa una trentina di km, è abbastanza pericolosa: stretta, disseminata di alberi lungo i bordi, attraversa numerosi centri abitati. Tra l’altro nel 1969 io e mia madre ce la siamo cavata per poco, in un frontale netto con un grosso albero a bordo di una Fiat 500…
Ad un certo punto vedo un cartello che mi avvisa che proprio quel giorno a Scandriglia, primo comune del reatino subito dopo Nerola che è l’ultimo di Roma, c’è la “sagra delle sagneâ€: Scandriglia è il paese natìo dei miei, luogo da me non molto amato, e dal quale ci siamo allontanati tutti in famiglia, dopo che mio padre nel 1982 è morto, ed abbiamo venduto la casa e un terreno.
Ma due parole sulle “sagne†vanno dette: è una pasta all’uovo in un formato particolare, potremmo definirlo una tagliatella molto stretta oppure uno spaghetto alla chitarra molto sottile, condito con un sugo di carne che sta lì a sobbollire per ore e ore nel grandi caldai in piazza, mentre gli uomini stanno alle griglie a preparar bruschette e a mescer vino. E’ molto piacevole guardare queste donne dai bicipiti in salute impastare quantità industriali di pasta all’uovo, stenderla, tagliarla con la maestria di un chirurgo, pilotando il coltello nello spessore della “sagna†con un impercettibile movimento delle dita, lasciando le “sagne†a riposare all’aria prima di buttarle nell’acqua, che bolle nei pentoloni a vista nella piazza.
Di solito la pasta viene servita negli “scifiâ€, vassoietti di legno come quelli che si usano a volte per la polenta.
Inutile dire che le rare porzioni che riescono ad entrare intonse nelle case il giorno dopo daranno il meglio di sé “rincrostinateâ€, cioè ripassate in padella con olio a fuoco vivace e senza mescolarle troppo, in modo da ottenere quella lieve bruciatura che darà nuova vita ad un piatto veramente piacevole…
Due parole su Nerola: negli anni fra il 1944 ed il 1947 tal Ernesto Picchioni uccise a sprangate e sotterrò nel giardino del suo casolare isolato almeno due persone, per derubarle delle biciclette. Ciò gli valse l’appellativo di “Mostro di Nerolaâ€: la casa è ancora possibile vederla, lungo la Salaria Vecchia, oramai quasi del tutto rimangiata dalla vegetazione. Anche se oggi una storia del genere non ci colpisce più di tanto per allora fu una cosa molto forte.
Prima di arrivare a Rieti bisogna seguire Rieti Est ed io, non avendo capito bene la strada, al km 100 sono uscito per Cittaducale, ma subito dopo mi ritrovo ancora sulla SS4, è la Salaria che debbo continuare a seguire, è facile.
Alzo gli occhi e sopra me c’è il monte con la parola “DUX†scritta con gli alberi, insomma sembra proprio che qualcosa tenda a rimanere, anche delle pagine meno condivise della nostra storia, ma forse ha un senso così, ed è questione di pareri e non mi dilungherò oltre, ecco le foto:
Passo ad Antrodoco
,
poi passo accanto a Sigillo
e mi fermo a fare un paio di scatti anche nella zona di Cittareale
.
In prossimità del lago Scandarello (anch’esso molto carino e suggestivo) esco per Amatrice (al km 132 della SS4), imboccando la SS260,
ed ecco due foto del lago Scandarello:
.
Altra digressione culinaria: Amatrice è la patria degli spaghetti all’amatriciana, che va detto una volta per tutte non ammettono nella forma originale né aglio né cipolla. Non ne hanno bisogno, né dell’acutezza del primo né della dolcezza della seconda. C’è da dire che all’origine la vera amatriciana era quella che qui a Roma chiamiamo “alla griciaâ€: pasta condita con soffritto di guanciale in olio extravergine, SENZA pomodoro, e aggiunta di pecorino grattugiato e (per chi apprezza) peperoncino.
Più comunemente oggi l’amatriciana è fatta così: soffritto di guanciale, ottima salsa di pomodoro, peperoncino, e generosa spruzzata di pecorino grattugiato. Purtroppo a Roma molti credono di far bene aggiungendo al soffritto la cipolla, che da alla pasta quell’aroma dolciastro che personalmente trovo volgare. Se è per questo molti credono che “all’amatriciana†si scriva “alla matricianaâ€â€¦ all’ignoranza non c’è mai fondo.
Amatrice si attraversa passando per il “corsoâ€, in salita, ed alla fine di questo, sempre continuando diritto, si imbocca la “SS577 del Lago di Campotostoâ€, la mia meta. Ecco un paio di foto dei monti fuori Amatrice
.
Debbo dire che il lago mi appare subito ben più rigoglioso di vegetazione di quanto ricordassi, avevo credo una decina di anni quando mio padre mi ci portava a pescare, e forse era anche inverno. Forse anche meno misterioso di allora, ma si sa che il mistero non è compagno fedele degli anni che passano, e questo è sia un pregio che un difetto, no?
Come era inverno di certo una volta che mi portò a pescare sul fiume Velino, sempre in zona Rieti, ricordo le acque gelate ed impressionanti, forse anche a causa della levataccia che ci portava fuori col buio pesto, tutti imbacuccati ed insonnoliti. Mentre stavolta, nel pieno dell’estate il fiume si è ridotto ad un rivoletto largo forse mezzo metro…
Tutto intorno al lago molti bagnanti, anche se non tanti da far assomigliare il lago ad una delle spiagge affollate in agosto, che rifuggo per principio.
La SS577 fa tutto il giro del lago, e percorrendola in senso orario bisogna fare attenzione all’ultimo tratto che riporta alla diga: è sporca di brecciolino, credo perché meno percorsa.
Ecco le foto del lago di Campotosto:
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Queste sono della diga:
Attorno alle 13,45 mi sono fermato a mangiare all’Osteria del Pescatore, non lontano dal centro di Campotosto paese, ottima: tonnarelli all’amatriciana (vedi foto...), ottimi (e finalmente ben cotti) arrosticini di ovino, contorno di patate e verdura ripassate, un quarto di buon vino rosso, una minerale, caffè, il tutto a meno di venti euro.
Unica pecca il servizio lento, a causa di una cucina non dimensionata per i giorni di festa, ma l’attesa, in termini di “slowfood&slowbikerâ€, sa avere i suoi pregi. Avrei scelto se possibile pasta con il coregone, pesce di lago abbastanza saporito e tipico di questi laghi, ma c’era solo da fare alla griglia. E poi come si fa a non mangiare una buona amatriciana nella zona di Amatrice?
Verso le 16.00 me ne sono tornato verso casa, con lentezza, per guardare ciò che c’era da guardare, rinunciando a salire sul Terminillo per evitare di salire in quota al tramonto.
Ecco un paio di foto, nella prima i monti sembravano fatti con la carta che si usa nei presepi...:
Sono anche passato per Scandriglia (RI), ecco una foto:
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Ed in questa ecco toccati i 30.000 km della mia 600R, proprio a Scandriglia:
Sono arrivato a casa alle 20,30 circa, stanco, ma contento di questi 397 chilometri…